Come funziona un compro oro: come posso scambiare il mio oro con contanti?

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I compro oro sono spesso malvisti dall’opinione pubblica. Il motivo di questa consolidata diffidenza è da ricercare in particolare nella mancanza di trasparenza che sin dagli esordi ha caratterizzato il fenomeno.

Un fenomeno il quale è peraltro collegato ad uno dei momenti peggiori per il nostro Paese nel dopoguerra, ovvero quello successivo allo scoppio della bolla dei mutui Subprime. La quale provocò una crisi economica devastante, che si riversò con inusitata durezza sull’Italia. Mettendo alle strette un gran numero di famiglie, le quali non riuscendo a trovare ascolto presso il settore creditizio, per cercare di fronteggiare la situazione in attesa di tempi migliori furono costrette a prendere in considerazione l’ipotesi di vendere gli asset che potevano procurare soldi in tempi rapidi.

Una delle possibili soluzioni fu individuata appunto nella vendita dell’oro di casa. Quello collezionato per decenni e frutto degli investimenti di intere generazioni, il quale poteva essere ceduto ai compro oro in cambio di soldi immediati.

Un affare gigantesco, considerato come in quel periodo l’Italia si trasformò in uno dei Paesi esportatori più grandi a livello mondiale. Nel quale pensarono bene di introdursi le organizzazioni criminali, che iniziarono ad inaugurare compro oro lungo tutto il territorio peninsulare. Un fenomeno il quale non poteva certo passare inosservato, in considerazione delle proporzioni assunte.

Secondo i calcoli fatti nel 2013 dall’Aira (Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio) ammontavano in quel periodo ad oltre 30mila le strutture di questo genere disseminate in tutta la penisola. Le quali riuscivano a collezionare un giro di affari attestato intorno ai 14 miliardi euro all’anno. Non tutti frutto di regolari operazioni, però, come divenne ben presto chiaro grazie all’operato delle forze dell’ordine.

I compro oro, un fenomeno eterodiretto?

Dati incredibili, quelli che abbiamo ricordato, i quali posero sin da allora grandi problemi alle forze di polizia e alla magistratura impegnata nelle operazioni di contrasto al crimine organizzato.

Tanto da spingere Ranieri Razzante, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia, ad affermare che i dati in questione non erano assolutamente da ricondurre alle vendite di oro da parte delle famiglie. Il cui numero era, secondo lui, del tutto trascurabile. Tanto da spingere in effetti molti osservatori a chiedersi come possano attività deserte per molte ore al giorno a collezionare fatturati di questo genere, tipici di settori industriali molto sviluppati.

Una domanda cui all’epoca fu la Guardia di Finanza a fornire una chiave di lettura: la ricettazione, il riciclaggio di denaro sporco, le attività di usura ed evasione fiscale, i reati più contestati in assoluto, erano da ricondursi per il 60% all’attività dei compro oro. Di questi il 20% era peraltro gestito direttamente dalla criminalità organizzata e a favorirne la crescita erano in particolare meccanismi relativamente semplici i quali si basavano sulla totale assenza di un adeguato quadro normativo.

All’epoca, infatti, non sussisteva neanche la necessità di dichiarare la provenienza dell’oggetto che si intendeva vendere in un compro oro. Un quadro fatto apposta per ladri d’appartamento o tombaroli, ovvero coloro che fanno scavi in aree che potrebbero contenere antichi oggetti preziosi. I quali, di conseguenza, individuavano in queste strutture la controparte migliore al fine di riscuotere soldi contanti senza lasciare alcuna traccia.

Oggi la situazione è notevolmente migliorata

Il quadro emerso nel 2013 è naturalmente tornato di attualità nel corso degli ultimi mesi. Quando il peggioramento della situazione economica conseguente all’apparizione del Covid in Italia ha costretto il governo a decidere per una prolungata chiusura delle attività non essenziali.

Una decisione che si è naturalmente ripercossa su tutti coloro che non hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato o una situazione patrimoniale consolidata, costringendoli ad interrogarsi sul modo migliore di resistere alla congiuntura economica avversa.

Anche in questo caso molte persone hanno deciso di vendere l’oro di famiglia, soprattutto coloro che non hanno la possibilità di relazionarsi in maniera distesa con il settore creditizio e non possono contare su ristori e rimborsi governativi per gli introiti persi. Trovando una controparte di nuovo in crescita, dopo le tante chiusure degli anni precedenti.

Se, infatti, i dati attuali sono molto lontani da quelli di qualche anno fa, il numero dei compro oro è nuovamente in grande crescita. Con il corollario ancora una volta rappresentato dalla scarsa trasparenza che caratterizza il settore. La quale, però, stavolta deve confrontarsi con una realtà normativa ben diversa. Le leggi, infatti, ora ci sono e sembrano poter fare da argine alla criminalità organizzata.

Il decreto legislativo 92 del 2017

A fungere da riferimento per chi intende inaugurare un compro oro è il decreto legislativo 92 emanato nel 2017. Il quale obbliga gli esercenti a mettere in atto un iter procedurale ben preciso.

In particolare, i compro oro nell’ambito della loro attività devono:

  1. provvedere all’identificazione del cliente e alla verifica della sua identità tramite l’esibizione da parte sua di un documento d’identità o altro di valore equipollente (ad esempio la patente di guida);
  2. utilizzare un conto corrente, bancario o postale, espressamente dedicato alle transazioni finanziarie effettuate in occasione di operazioni per l’acquisto di metallo prezioso;
  3. predisporre per ogni operazione una scheda in cui siano contenuti i dati identificativi del cliente, la descrizione sintetica dell’oggetto prezioso (qualità e natura), la sua quotazione, la valutazione datane, due fotografie in formato digitale in due prospettive diverse, la data e l’ora in cui è avvenuta l’operazione, l’importo riconosciuto al cliente, il mezzo di pagamento utilizzato e tutti gli altri dati relativi alla destinazione, alla cessione e alla vendita del bene;
  4. provvedere alla conservazione di scheda e ricevuta dell’operazione per il successivo decennio, come previsto dalla normativa sulla privacy e l’antiriciclaggio, in una modalità tale non solo da consentirne l’accesso alle autorità competenti, ma anche da impedirne l’eventuale alterazione;
  5. obbedire all’obbligo di segnalare alla UIF (Unità d’Informazione Finanziaria) le operazioni sospette, sulla base delle indicazioni generali e degli indirizzi operativi contenuti nelle istruzioni e negli indicatori di anomalia di settore della stessa.

E’ possibile scambiare l’oro con contanti?

Per chi necessita di soldi, non è molto importante vederseli corrispondere in contanti o strumenti di pagamento tracciabili, ad esempio un assegno o un bonifico. La questione, però, muta di aspetto quando si pensa che in Italia ormai da anni sono state implementate politiche tese a contrastare l’utilizzo di contante. Il quale è ritenuto, a torto o a ragione, uno strumento ideale al fine di sottrarre risorse al fisco.

Proprio per questo la normativa antiriciclaggio rappresenta un punto fermo anche per quanto riguarda le transazioni dei compro oro. Per le quali va ricordato il limite di 500 euro, toccato il quale è obbligatorio utilizzare uno strumento tracciabile, almeno per la parte eccedente. Va peraltro specificato come tale limite sia invalicabile, sia che si tratti di una operazione solitaria, che di transazioni frazionate nel corso del tempo.

Alla normativa sono obbligati ad attenersi non solo gli esercenti, i quali rischiano sino alla chiusura definitiva dell’esercizio commerciale, ma anche i clienti. I quali possono essere oggetto di indagine da parte delle autorità di pubblica sicurezza ove violino la normativa.

Quali sono le sanzioni per le irregolarità a carico dei compro oro?

E’ sempre il decreto legislativo 92 del 2017 ad elencare le sanzioni a carico di chi vada a violare gli obblighi dei compro oro.  Nel caso degli operatori i quali omettono di identificare il cliente, e per coloro che non provvedono in maniera adeguata alla conservazione dei dati, la sanzione amministrativa pecuniaria ammonta ad una cifra compresa tra 1.000 a 10mila euro. Sanzione la quale può essere raddoppiata nel in caso di violazioni non solo gravi, ma anche ripetute o sistematiche.

Gli operatori i quali segnalino le operazioni sospette tardivamente, o che non lo facciano affatto, possono poi incappare in una sanzione pecuniaria da 5mila a 50mila euro. Anche in questo caso raddoppiabile per le violazioni gravi, ripetute o sistematiche. Mentre quelle di minore gravità possono essere ridotte sino ad un terzo.

Un quadro sanzionatorio quindi tale da costringere chi decide di aprire un compro oro a rispettare la legge. Anche se, all’atto pratico, gli episodi in cui la stessa viene infranta continuano ad essere molti.

La valutazione sulla normativa relativa ai compro oro

La normativa attualmente applicata in Italia è in grado di contrastare in maniera efficace le bande criminali che operano nella compravendita di oro? Per rispondere al quesito la cosa migliore è affidarsi al commento rilasciato da Nunzio Ragno, presidente di A.N.T.I.C.O. (Associazione Nazionale Tutela Il Comparto dell’Oro), secondo il quale quanto disposto in sede legislativa è in grado di ostacolare e scoraggiare ogni azione criminale e, nel caso in cui non riesca ad impedirla del tutto, può ostacolarla fortemente.

Per chi deve vendere il proprio oro e non vuole incappare in pessime sorprese, possiamo comunque aggiungere un suggerimento: prima di rivolgersi ad un compro oro sarebbe sempre meglio cercare di reperire notizie sullo stesso. Per verificarne la reputazione si può ad esempio provare a fare un rapido giro di orizzonte online. Ove sono molte le pagine che si occupano di queste tematiche e le quali sono in grado di fornire un valido ausilio in tal senso.

Conclusioni

I compro oro sono nuovamente tornati a crescere, dopo un periodo di notevole flessione. Un trend derivante dalla difficile situazione del nostro Paese, dopo la comparsa del Covid sul territorio nazionale.

La chiusura delle attività non essenziali ha provocato conseguenze molto forti sull’economia. Basti pensare che nel corso dell’ultimo anno sono scomparsi centinaia di migliaia di posti di lavoro. Un dato che è il peggiore mai registrato in Italia.

In questo quadro molte famiglie hanno deciso di alienare l’oro, anche perché impossibilitate spesso a relazionarsi con un sistema creditizio sempre più chiuso. Nel farlo hanno potuto contare su un quadro normativo più severo, che impone obblighi da rispettare. Tra i quali quello di non oltrepassare la soglia di 500 euro per il contante. Un dato da tenere a mente quando si entra in un compro oro.