Come comprare oro puro

Indice dei contenuti

Per chi intende acquistare oro, magari per diversificare il proprio portafogli dedicato agli investimenti, è necessario cercare di avere il maggior numero di informazioni possibile. Le quali sono decisive al fine di riuscire a individuare il momento giusto per prendere posizione sul mercato. Partendo magari proprio dalle basi, ovvero dalle informazioni sul metallo prezioso. Del quale molti parlano, ma troppo spesso a sproposito.

Quando si parla di oro, infatti, si dovrebbe sapere che una cosa è quello puro e ben altra sono i prodotti i quali sono fabbricati con il suo apporto. Cerchiamo quindi di precisare questo aspetto, il quale viene troppo spesso sottovalutato. Tanto da contribuire ad aprire la strada a vere e proprie truffe.

Cosa si intende per oro puro?

L’oro puro è quello a 24 carati. Ovvero l’equivalente di 999 grammi di oro ogni 1000 grammi di leghe. Si tratta di una differenza di non poco conto con l’oro lavorato. Ovvero il metallo prezioso equivalente a 750 grammi di oro per ogni 1000 di leghe, il quale viene marchiato a 18 carati. Proprio quest’ultimo, al fine di poter essere lavorato viene mischiato con altri metalli, ad esempio l’argento, il rame o il cobalto, per poi essere trasformato in gioielli, monete o altri oggetti aurei.

Da quanto detto sinora, proprio la purezza va a stabilire una differenza sostanziale tra oro puro e lavorato. La quale viene indicata proprio dal carato, il quale corrisponde a 0,2 grammi. Se si intende conoscere i carati di un prodotto in oro occorre procedere alla lettura dei numeri indicati sulla punzonatura situata al loro interno. Se non si è in grado di farlo, ci si può rivolgere al proprio gioielliere di fiducia, oppure agli altri commercianti del settore, ovvero i compro oro e i banco metalli.

Oro puro o lavorato, si deve comunque ricorrere alla fusione.

Se sinora abbiamo visto le differenze tra oro puro e lavorato, occorre comunque ricordare che in entrambi i casi  è necessario ricorrere ad un processo di fusione.

Il quale, nel caso dell’oro vecchio richiede un procedimento lungo e complesso, teso a recuperare quello puro presente sia nei gioielli che negli oggetti d’oro.

Un procedimento il quale rappresenta il logico epilogo delle transazioni tra chi intende vendere il proprio oro e le strutture commerciali abilitate a farlo, ovvero i compro oro. I quali sono tornati nel corso degli ultimi mesi a ricoprire di nuovo il territorio nazionale, dopo una prolungata fase di stasi che ha obbligato alla chiusura molti di loro.

Come si verifica la fusione

Come avviene la fusione dell’oro? La prima fase del processo vede sistemazione del metallo all’interno di un crogiolo di grafite, di argilla o di materiale refrettario, materiali i quali sono in grado di resistere alla alte temperature.

Nel contenitore vengono quindi aggiunti:

  • la borace, un composto del boro il quale ha la caratteristica di sciogliersi con facilità una volta venuto a contatto con l’acqua, cui spetta il compito di sciogliere il metallo prezioso e, al contempo, creare una pellicola protettiva in grado di evitare l’ossidazione dell’oro da fondere;
  • il salnitro, un agente ossidante il quale, una volta riscaldato, va a dividersi in nitrato di potassio ed ossigeno gassoso, che provvede a sua volta a rendere ancora più liquida la fusione che ne consegue.
    La quale avviene quando il forno avrà raggiunto la temperatura di 1064 gradi.

Estratto il crogiolo dal forno, il passo successivo consiste nel colare l’oro fuso in contenitori di ghisa o di grafite, detti staffe, i quali saranno stati riscaldati in precedenza con l’intento di togliere l’umidità presente al loro interno e unti con l’aggiunta di olio di lino, in modo tale da agevolare il distacco della lega metallica.

Nella fase di colatura l’addetto al procedimento deve porre grande attenzione, tenendo sotto controllo la temperatura e regolando la rapidità di versamento del metallo fuso. Il tutto al fine di scongiurare il pericolo che la colata si solidifichi a strati, andando così a discapito della fase successiva, ovvero dell’analisi di laboratorio.

La quale è a sua volta decisiva onde stabilire la quantità di metallo prezioso presente all’interno di ognuna delle barre create.

La sua effettuazione prevede la presa in esame di un campione dal peso di circa 0,25 grammi. Il quale deve essere avvolto in un leggero rivestimento di piombo e successivamente in uno di argento per poi essere depositato in un crogiolo prima di essere rimesso in forno alla temperatura di 1150 gradi.

Una volta che tutto il materiale si sarà separato dalle impurità presenti sia nell’oro che nell’argento, ne scaturirà una piccola pallina. La quale sarà affidata ad un laminatolo, cui spetta il compito di convertirla in una striscia molto sottile. Da sistemare successivamente in un contenitore tarato, solitamente in vetro, il matraccio, al fine di condurla all’ebollizione. Ripetuta l’operazione tre volte, il prodotto che ne scaturirà verrà sistemato in un colatoio e rimesso in forno per una ulteriore cottura, ad un temperatura tra gli 800 ed i 1000 gradi, il quale darà vita ad un piccolo panetto d’oro. Proprio tramite il conteggio del rapporto tra il peso iniziale e quello finale, moltiplicato per 1000, sarà possibile appurare la purezza del metallo.

Oro: conviene ancora acquistarlo?

Dopo aver visto cosa si intenda per oro puro, si può passare al tema dell’investimento sul metallo prezioso. Il quale può essere condotto in vari modi, non senza prima essersi posti la fatidica domanda: conviene ancora investire in oro?

La risposta non può che essere positiva. Se, infatti, nel corso degli ultimi mesi l’oro è stato protagonista di alcuni notevoli cedimenti, la sua quotazione sembra comunque in grado di resistere agli spifferi di crisi che arrivano da più parti. Trattandosi di bene rifugio, il metallo prezioso è infatti solito mostrare una maggiore resilienza rispetto ad altri asset. In particolare quelli di carattere finanziario, più sensibili ai momenti complicati. Tanto da continuare ad essere presente nel portafogli di chi intende diversificare i propri investimenti e dare loro un minor profilo di rischio.

Meglio l’oro fisico o quello finanziario?

Altra domanda da porsi, in relazione all’investimento in oro, è la seguente: meglio l’oro fisico o quello finanziario? Si tratta in effetti di due modus operandi molto dissimili. Da un lato quello fisico comporta la detenzione diretta, con quello che ne consegue in termini di custodia (acquisto di una cassaforte e stipula di una polizza, in particolare), dall’altro quello finanziario non obbliga in tal senso, in quanto si investe su un derivato, il quale va a riflettere la quotazione di un bene sottostante.

Altra grande differenza tra queste due tipologie di investimento può essere ravvisata nel fatto che quello in oro fisico vede una remunerazione solo nel caso in cui la sua quotazione cresca. Mentre i derivati permettono di guadagnare anche nel caso in cui essa scenda. A patto naturalmente di indovinare la direzionalità del trend.

Nel primo caso si dovrebbe avere l’accortezza di non aprire l’investimento mentre il prezzo dell’oro è in crescita, in quanto il trend potrebbe mutare di segno. Nel secondo caso occorre riuscire a prendere posizione sul mercato nella fase di formazione del trend, interpretando i segnali tramite l’applicazione degli indicatori macroeconomici. Fattori quindi da considerare con una certa attenzione, prima di puntare i propri soldi.

Il revival dei compro oro

Nel caso si punti sull’oro fisico, va anche considerato come esso sia facilmente vendibile. Una carateristica preziosa nel caso in cui ci si venga improvvisamente a trovare nella necessità di procacciarsi liquidità aggiuntiva.

Come è accaduto a molte famiglie italiane nel corso degli ultimi mesi. Quando la comparsa del Covid nel nostro Paese ha comportato la chiusura delle attività non essenziali. La crisi economica che ne è conseguita ha costretto molte persone a guardarsi intorno, per cercare di individuare soluzioni in grado di alleviare le sofferenze del bilancio familiare.

Non ravvisandole in un sistema creditizio chiuso in sé stesso, hanno quindi iniziato a prendere in considerazione l’ipotesi di vendere l’oro rimasto. Trovando una controparte nei compro oro tornati improvvisamente a fiorire in gran numero lungo il territorio nazionale. E proponendo ancora una volta notevoli problemi alle autorità di pubblica sicurezza.

Attenzione quando si decide di vendere l’oro

Basta in effetti leggere le cronache relative ai compro oro per notare come ancora una volta il settore si stia facendo notare per le pratiche opache adottate. Le quali stanno spingendo le autorità di pubblica sicurezza a chiudere un gran numero di attività. Le quali operano in maniera illegale e sono spesso collegate alla criminalità organizzata.

Chi vuole vendere il proprio oro a queste strutture, di conseguenza, deve cercare di adottare accorgimenti tesi a scansare le sempre possibili truffe. Il primo dei quali consiste nella ricerca di compro oro seri, la cui reputazione può essere verificata ad esempio sul web. Ove sono molti i siti che trattano queste tematiche e cercano di fornire consigli utili ai propri utenti.

Anche le operazioni di peso del metallo devono essere considerate con molta attenzione. Devono cioè essere fatte di fronte al venditore e con bilance certificate, oltre che sottoposte a periodica revisione. Il tutto in modo da impedire che possano essere tarate in modo da favorire il compratore. Considerata la valutazione dell’oro, basta in effetti nascondere un paio di grammi di peso per fare in modo che la convenienza dell’operazione vada a ricadere interamente sul compro oro.

Il pagamento deve rispondere alla legge

Anche per quanto riguarda il pagamento, occorre muoversi con discernimento, per evitare conseguenze pesanti. In particolare, occorre sapere che la legge prescrive un limite di 500 euro. Toccato il quale il pagamento non può avvenire in contanti, ma utilizzando strumenti tracciabili, come gli assegni o i bonifici.

Inoltre, ogni operazione deve essere eseguita precisandone i contorni. Ovvero con l’apertura di una scheda sulla quale dovranno essere annotati gli estremi del venditore, gli oggetti venduti e tutti gli altri dati in grado di precisare i contorni della transazione.