Come comprare oro in banca

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L’oro continuerà ad essere un bene rifugio? La domanda è diventata d’obbligo dopo quanto accaduto nel corso del 2020, con il precipitare della situazione economica che ha nuovamente portato il metallo giallo all’attenzione degli investitori.

Anche l’oro, infatti, ha visto cadere la sua quotazione, come molti altri asset, anche se in modo meno vistoso. Provocando una cocente delusione a chi pensava potesse resistere come fatto molte altre volte in passato. Una delusione che ha spinto gli analisti di Flossbach von Storch a prendere sotto esame la questione.

Con una conclusione la quale forse non piacerà a chi ha bisogno di certezze: l’oro non è un bene rifugio adatto a tutte le situazioni. Andiamo quindi a vedere meglio questa sorprendente tesi.

L’oro non è adatto a tutte le situazioni

Per capire meglio quanto affermato dagli analisti di Flossbach von Storch occorre prendere in prestito un’altra crisi. Quella che fece seguito al fallimento di Lehman Brothers, nel 2008, quando un gran numero di investitori si ritrovarono nell’impellente bisogno di liquidità aggiuntiva.

Va sottolineato come chi necessiti di capitali immediati al fine di adempiere ai propri obblighi di pagamento è solito vendere soprattutto beni di alta qualità, facilmente realizzabili e grazie ai quali si possono ottenere prezzi perlomeno ragionevoli. A partire appunto dall’oro. Il quale fu oggetto di notevoli vendite, con una caduta del suo prezzo.

Di converso, l’oro è in grado di evidenziare una caratteristica da tenere presente: gode sempre di notevole forza quando le valute sono deboli. Una situazione la quale, alla luce delle politiche messe in atto dai governi per cercare di tamponare la situazione d’emergenza creata dal Covid, nei prossimi anni sembra la più probabile.

Ne consegue che l’oro non è tanto un “metallo di crisi”, bensì una valuta forte. Quella che secondo gli analisti dovrebbe sempre essere presente in un portafoglio al fine di diversificarlo. In una misura pari al 10%.

Le banche possono vendere oro?

Per chi intende comprare oro in banca, il punto da cui partire è la legislazione vigente al riguardo nel nostro Paese. Ovvero la legge 7 risalente al 17 gennaio del 2000, denominata “Nuova disciplina del mercato dell’oro, anche in attuazione della direttiva 98/80/CE del Consiglio, del 12 ottobre 1998”.

Proprio al suo interno vengono trattate le norme di mercato relative a quello che viene indicato come “oro da investimento”. Cosa si intende per tale? In pratica quello “in forma di lingotti o placchette di peso accettato dal mercato dell’oro, ma comunque superiore ad 1 grammo, di purezza pari o superiore a 995 millesimi, rappresentato o meno da titoli; le monete d’oro di purezza pari o superiore a 900 millesimi”.

Chi può vendere questo genere di oro, detto per investimento, lo specifica il successivo articolo 3 della stessa legge. Secondo il quale possono farlo “banche e, previa comunicazione all’Ufficio italiano dei cambi, da soggetti in possesso dei seguenti requisiti”:

  • essere una Spa o una Srl in regola con le normative sul capitale versato;
  • avere un oggetto sociale che comporti il commercio in oro;
  • rispettare i requisiti di onorabilità finanziaria del decreto legislativo numero 385 del I settembre 1993.

Le modalità di acquisto in banca

Chi immagina che per acquistare oro in banca basti entrare in una filiale con soldi contanti da trasformare in oro fisico, come se fosse una gioielleria, è completamente fuori strada. L’oro fisico venduto, infatti, è destinato a rimanere nei loro caveau, naturalmente custodito dalla banca stessa, la quale rilascerà al legittimo proprietario un documento in grado di attestarne il possesso.

Va anche sottolineato come le banche che offrono questa possibilità sono poche, al momento. Le stesse preferiscono in effetti offrire il cosiddetto oro finanziario, ovvero i derivati che permettono ai trader di investire su sottostante, in questo caso il metallo prezioso.

Si tratta con tutta evidenza di due modalità di investimento molto diverse. L’oro fisico, in effetti, permette di guadagnare soltanto nel caso in cui la sua quotazione cresca dal momento in cui è stato acquisito. I derivati, invece, consentono di trarre profitto anche nell’ipotesi inversa. Si tratta, quindi, di una sorta di scommessa su quale sarà il loro trend nel futuro e l’investitore può di conseguenza andare short sperando che la quotazione cali, guadagnando in proporzione all’andamento del prezzo.

Conviene investire in oro fisico o finanziario?

Naturalmente, prima di procedere ad un investimento di questo genere, bisognerebbe farsi una domanda ben precisa: conviene investire in oro fisico o è meglio quello finanziario? La risposta dipende da alcuni fattori.

L’oro fisico, infatti, comporta alcuni vantaggi e svantaggi. Tra i primi la possibilità di rivenderlo quando si vuole con una certa facilità, recandosi presso un compro oro. Comporta però alcuni obblighi di non poco conto, a partire da quello relativo alla sua custodia. Se la banca pone come condizione la sua conservazione nei suoi caveau, chi se lo porta a casa è praticamente obbligato ad investire in sistemi di sicurezza. Ovvero in una cassaforte e, di norma, in una polizza che ne preveda il rimborso in caso di furto.

Anche l’oro finanziario ha vantaggi e svantaggi. Tra i primi il fatto che non necessiti di spese aggiuntive sotto forma di impianti di allarme, casseforti o polizze assicurative. Tra gli svantaggi, la necessità di avere solide basi di economia. Quelle che possono consentire di capire qual è il momento di prendere posizione sul mercato, ovvero di acquistare il certificato. Farlo in un momento in cui il suo prezzo si trova in fase di impetuosa crescita può infatti rivelarsi un azzardo di non poco conto. La quotazione potrebbe infatti aver ormai raggiunto il suo picco ed essere sul punto di intraprendere la direzione contraria. Portando in perdita l’investimento.

Conviene ancora investire in oro fisico?

Investire in oro fisico conviene? Secondo gli analisti, come abbiamo già visto all’inizio, sicuramente. Le politiche di sostegno all’economia messe in campo dai governi per contrastare la crisi economica generata dal coronavirus, infatti, potrebbero comportare una fiammata inflazionistica. La quale potrebbe spingere molti a guardarsi intorno alla ricerca di asset sicuri, come l’oro in particolare.

Il quale è anche un bene finito. I giacimenti posizionati in varie parti del globo, sono infatti in via di esaurimento. Si calcola che ai ritmi estrattivi attuali quelli noti si esauriranno nel giro di un decennio. Da quel momento, l’oro circolante potrebbe vedere un rafforzamento della sua quotazione.

La quale potrebbe continuare ad essere sostenuta dagli impieghi industriali dell’oro, che sono molti, non soltanto per la produzione di gioielli.

L’impiego attualmente più rilevante dell’oro è quello che ne prevede l’utilizzo per la fabbricazione di connettori elettrici non corrodibili, presenti nei computer e in altri dispositivi elettronici. Secondo il World Gold Council, un cellulare può contenere 50 milligrammi di oro. Considerato come ogni anno siano prodotti circa un miliardo di telefoni cellulari, soltanto con questo caso d’uso si arriva ad un valore di circa 500 milioni di dollari.

L’oro è anche usato in odontoiatria restaurativa, specialmente nei restauri dei denti, sotto forma di corone e ponti permanenti. Ma vi sono altri casi in cui il metallo può rivelarsi utile, in particolare quelli che ne sfruttano le doti di allergene. Consacrate nel 2001 dall’American Contact Dermatitis Society, che lo proclamò allergene dell’anno.

Conclusioni

L’oro continua ad essere molto importante come forma di investimento. A conferirgli questa importanza è proprio la sua capacità di riuscire a resistere meglio di altri asset quando la situazione economica si fa problematica. Tanto da essere consigliato come investimento per chi intende diversificare il proprio portafoglio. Una caratteristica la quale dovrebbe senz’altro rafforzarsi nel corso dei prossimi anni, favorita dalle decisioni messe in campo dai governi per sostenere l’economia.

Chi decide di investire in oro, può farlo anche in banca. La maggior parte degli istituti bancari, però, non vende oro fisico, preferendo dedicarsi a quello finanziario. Ovvero alla stipula di contratti facenti riferimento ad un sottostante, andandone a replicare il comportamento, i famigerati derivati. I quali presentano il vantaggio di poter comportare un guadagno non soltanto in caso di crescita della quotazione dell’oro, ma anche ove esso ripieghi. A patto, naturalmente, che l’investitore riesca a capire il trend e ad aprire una posizione vantaggiosa. Una capacità che, a sua volta, comporta il possesso di competenze economiche di non poco conto.

Chi vende direttamente oro, in Italia un numero molto ristretto di banche, si ritaglia però l’obbligo di mantenere quello venduto all’interno dei propri caveau. Un obbligo che in definitiva si può rivelare un vantaggio per l’acquirente. Il quale non sarà costretto a mettere in atto le politiche più idonee per la sua conservazione, ad esempio con l’acquisto di casseforti o impianti di allarme, o stipulando una polizza assicurativa che comporti il rimborso in caso di furto.