Dove comprare oro certificato

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Non è tutto oro quello che luccica. Un vecchio detto sempre attuale, soprattutto se collegato al mondo della compravendita di metallo prezioso. Ove, purtroppo, il raggiro è sempre dietro l’angolo. Basta in effetti recarsi sul sito di Altroconsumo per rendersene conto. E’ proprio l’associazione dei consumatori a ricordare che avere la sicurezza di non essere imbrogliati equivale ad una e propria impresa.

Se è vero che in Italia la platea di coloro che sono abilitati a vendere oro da investimento è molto limitata, restringendosi a meno di 450 soggetti, non si tratta comunque di un dato in grado di escludere pratiche opache. Naturalmente coloro che fanno parte di questo novero vigilano gli uni sull’altro e il motivo è proprio da ricercare nel fatto che episodi truffaldini andrebbero a riverberarsi in negativo su tutti gli interessati.

Ciò, però, non toglie che il problema potrebbe derivare proprio dall’oro comprato. Sulla cui effettiva natura dovrebbero in pratica essere chiamati a garantire i produttori. Proprio il tema della certificazione, però, è non meno controverso. Andiamo a vedere perché.

La certificazione non esiste?

Quando si parla di oro certificato, si pensa immediatamente di essere finalmente approdati in un porto sicuro. Ma siamo certi che sia effettivamente così? In effetti il dubbio sorge spontaneo, soprattutto se si incappa in qualche operatore realmente onesto. Il quale sarà il primo ad affermare come sia ora di sfatare un vero e proprio mito (ad uso e consumo dei gonzi, verrebbe da dire): l’oro certificato non esiste. O meglio, si tratta di un termine che non vuol dire assolutamente nulla di particolarmente sensato.

A spiegare meglio la questione sono gli stessi operatori del settore, perlomeno quelli più seri, che non amano prendere in giro la propria clientela. I quali non esitano ad affermare che non esiste nella realtà nessuno documento cartaceo in grado di essere definito “certificato di autenticità” e, di conseguenza, poter assicurare ai clienti la bontà di un prodotto. Così come non esiste alcun “Ente Certificatore Terzo”, in quanto con la loro entrata in commercio i prodotti perdono ogni possibilità di essere tracciati. E, quindi, di essere garantiti da eventuali contraffazioni.

Cos’è in realtà il certificato di un prodotto?

A questo punto, il lettore rischia naturalmente di cadere vittima della confusione. In effetti, molti presentano i propri prodotti con un certificato, teso a garantirne l’autenticità e la rispondenza a determinate regole.

Il problema consiste nel fatto che questi certificati non sono altro che semplici cartoncini autoprodotti dai rivenditori. I quali, con tutta evidenza, sono consapevoli della voglia di sicurezza dei propri clienti. E per andare loro incontro danno vita ad un vero e proprio escamotage, accludendo all’oro un semplice cartoncino senza alcun valore probatorio.

Il metallo racchiuso nella scatola non cambia la sua natura per questo: se è oro vero rimane tale, se non lo è la fregatura è servita sulla tavola, completa di “certificato”.

Solo la fattura garantisce il cliente

Naturalmente, dopo quanto ricordato, la domanda sorge spontanea: come si può fare per evitare la truffa, se il certificato non regala alcuna sicurezza?

La risposta è abbastanza semplice: l’unica sicurezza di non essere truffati risiede proprio nella fattura commerciale. Su di essa, infatti, sono riportati tutti i dati che accompagnano ogni prodotto acquisito. Ovvero non solo il nome (o la tipologia), ma anche il peso lordo e il titolo di purezza.

La fattura commerciale non può mentire e permette al cliente di rivalersi nel caso il prodotto acquistato non riporti dati veritieri. Ecco perché non bisognerebbe mai acquistare oro senza che esso sia accompagnato dalla fattura.

La truffa del blister

E, sempre a proposito di oro certificato, sarebbe anche il caso di affrontare la questione dei blister. Ovvero dei pacchetti sigillati i quali vanno a custodire gli oggetti d’oro, impedendo a chiunque di entrarne a contatto. Proprio l’impossibilità di toccare con mano l’oggetto, però, apre la strada alla possibilità di truffe. Tanto che non sono pochi coloro i quali una volta aperto il blister si accorgono che il contenuto non è quello garantito.

Per evitare una truffa portata avanti con queste modalità, è molto meglio affidarsi agli operatori che utilizzano bustine protettive ispezionabili. Le quali consentono all’acquirente di toccare con mano il prodotto e di verificarne la rispondenza a quanto vantato dal venditore.

Mentre per i lingotti, si può ricorrere al blister, a patto che sia applicata una particolare lavorazione denominata KINEBAR®, ovvero un presidio anti-contraffazione che solo una ditta al mondo è in grado di produrre, in Svizzera.

La necessità di affidarsi ad operatori professionali

Come abbiamo appena visto, quindi, pensare di comprare oro certificato rappresenta una sorta di controsenso. In quanto la certificazione non è attestata da un ente terzo, ma è un semplice trucco perpetrato da operatori poco professionali, con un solo scopo: dare una veste di ufficialità la quale, nella migliore delle ipotesi è tesa a rassicurare il cliente titubante, nella peggiore a truffarlo.

Per cercare di evitare fregature di questo genere, quindi, la regola fondamentale è una sola: affidarsi ad Operatori Professionali, ovvero iscritti all’Albo. E di conseguenza in possesso dell’autorizzazione rilasciata dalla Banca d’Italia. Una garanzia di non poco conto, la quale può sgombrare in partenza l’ipotesi di operazioni opache o apertamente truffaldine.

La reputazione è un aspetto fondamentale

Se da un punto di vista normativo, l’iscrizione all’albo degli operatori professionali in oro è un punto di partenza ineludibile, c’è però un altro atto che si dovrebbe metter in campo, per garantirsi contro la possibilità di raggiri. Stiamo parlando della necessità di verificare che tali figure abbiamo acquisito una buona reputazione commerciale.

Il motivo è da ricercare in una semplice avvertenza pubblicata proprio dalla Banca d’Italia sul suo sito: “Si ricorda che gli Operatori Professionali in Oro non sono assoggettati alla vigilanza della Banca d’Italia, che pubblica il presente elenco a soli fini informativi.”

Il modo migliore per farlo consiste in una indagine preventiva, che può essere condotto anche online. Sul web, infatti, è possibile reperire un gran numero di informazioni su coloro che commerciano nel settore. Oltre a vere e proprie recensioni postate da chi ha già avuto modo di interagire con gioiellerie, compro oro e aziende che vendono oro. Uno strumento molto prezioso per dare vita ad una prima scrematura in grado di escludere chi non vanti una adeguata reputazione.

Il decalogo di Altroconsumo per riconoscere l’oro

Affrontato il discorso relativo alla reputazione del venditore e alla certificazione, possiamo a questo punto ricordare il decalogo approntato da Altroconsumo al fine di aiutare a riconoscere l’oro vero e separarlo da quello falso.

Tra i suggerimenti in questione ricordiamo:

  1. la necessità di mordere le monete d’oro. Trattandosi di un materiale molto duttile e malleabile, dovrebbero restare i segni. In caso contrario non si tratta di oro. Se serve ad escludere l’ipotesi, il fatto che rimanga il segno non è comunque probante del fatto che si tratti realmente di oro, in quanto potrebbe ad esempio trattarsi di piombo, altro metallo malleabile. Peraltro occorre considerare anche il fatto che una moneta segnata vale di meno;
  2. procedere alla prova della calamita: se la moneta viene attratta, non si è in presenza di oro. E anche in caso contrario non è comunque detto lo sia, in quanto anche tungsteno e rame sono materiali in grado di essere spacciati per oro poiché non rispondenti alla forza di attrazione di una calamita;
  3. utilizzare una bilancia e un contenitore graduato, per poi pesare l’oro, quindi inserirlo nel secondo e vedere di quanto si alza il livello dell’acqua. Ogni millilitro corrisponde in pratica ad un centimetro cubo. A questo punto si può dividere il peso (in grammi) per il numero di centimetri cubi. Nel caso in cui il risultato sia di circa 19,25 si tratta di oro puro. Ancora una volta, però, ci sono problemi come quello relativo al fatto che in caso si tratti di tungsteno il risultato sarebbe di 19,1 e rientrerebbe in un range di errore possibile. Inoltre il discorso vale solo per i lingotti purissimi, ma non per le monete, in quanto, ad esempio, una sterlina ha 22 carati su 24, non trattandosi oro puro. Per loro dovrebbero bastare bilancia e calibro. Il peso deve essere di 7,9881 grammi, il diametro di 22,05 millimetri e lo spessore di 1,52 millimetri, ma va ricordato che le sterline vecchie e consumate pesano meno;
  4. si può anche provare con l’acido citrico, naturalmente facendo molta attenzione nell’utilizzo. Facendone cadere una goccia, si possono avere vari risultati: ove la colorazione diventi verde non si tratta di oro, nel caso diventi color latte non è oro puro. Nell’eventualità che rimanga inalterato il colore, potrebbe trattarsi di oro, ma anche di tungsteno ricoperto d’oro. L’esame va però escluso per le monete, che possono essere rovinate. Se invece si decide di utilizzare l’acido nitrico, occorre prendere precauzioni per evitare non solo ustioni di terzo grado, ma anche quelle agli occhi e l’irritazione delle vie respiratorie. Quindi si consiglia di utilizzare  guanti e appositi occhiali, oltre ad eseguire il test in ambienti aerati;
  5. verificare il suono emesso dalla moneta d’oro, ad esempio sottoponendola ad una delle app per cellulari approntate all’uopo.

Conclusioni

Parlare di oro certificato non ha alcun senso, in quanto la certificazione è un semplice cartoncino apposto dal rivenditore dell’oggetto acquistato.
Anche i cosiddetti blister, pacchetti che vanno a conservare gli oggetti sigillandoli, sono da considerare alla stregua di un raggiro, in quanto rendono impossibile appurare se il loro contenuto risponde a realtà.
L’unico modo di garantirsi da truffe è di conseguenza rappresentato dalla fattura commerciale, la quale dovrebbe essere sempre conservata. Su di essa, infatti, sono riportati i dati relativi all’oro acquistato. Nel caso non corrispondano a quanto vantato dal venditore, esporrebbero lo stesso all’ipotesi di una denuncia per truffa.