I compro oro sono attività commerciali sempre più diffuse, ma non tutti sanno esattamente di cosa si occupano, come avviene la quotazione dell’oro e soprattutto come riconoscere un negozio che svolge la sua attività in modo serio e onesto. Visto che si occupano di una compravendita molto delicata che coinvolge beni preziosi, i compro oro sono sicuramente un tipo di negozio molto particolare. Richiedono infatti il massimo della professionalità da parte dell’operatore e una certa preparazione e accortezza nel riconoscere le “truffe” (che purtroppo in questo ambito possono verificarsi) da parte del cliente.
Continuando a leggere troverete tutte le risposte alle domande che è normale e più frequente porsi quando ci si avvicina al mondo dei compro oro. E anche degli approfondimenti relativi agli investimenti che si possono fare con l’oro, da sempre considerato uno dei metalli più preziosi.
Il compro oro è un’attività commerciale che si occupa di di valutare e acquistare gioielli e oggetti in oro, per poi rivenderli ad aziende, banche, gioiellerie, fonderie, etc.
Sì, per aprire un compro oro è necessario essere in possesso della licenza rilasciata dalla Questura della città in cui avrà sede il negozio. Pertanto si tratta di un’attività legale, riconosciuta dalla legge. Può capitare che alcuni compro oro tentino di aprire al pubblico senza rispettare le leggi, ma anche in questo settore, come negli altri, vengono sempre effettuati tutti i controlli necessari per impedire aperture non a norma di legge.
No, il compro oro funziona in modo ben diverso rispetto ad una gioielleria: è il cliente a vendere al negoziante dei beni e non viceversa. I due tipi di attività non hanno niente a che vedere l’una con l’altra, anche se molte persone ancora tendono a confonderle. Anche perché in effetti alcune gioiellerie si occupano anche di rivendita di oro usato e questo può portare a sovrapporre i due tipi di esercizio.
L’ampia diffusione conosciuta dai compro oro negli ultimi anni è molto probabilmente da ricollegare alla crisi economica che ha messo diverse persone nelle condizioni di dover vendere gioielli e beni di famiglia per ottenere subito soldi in contanti. Chi invece dispone di un po’ di denaro spesso decide di investire in oro, favorendo così la diffusione di quei compro oro più specializzati in grado di occuparsi anche di questi investimenti.
I semplici compro oro accettano in genere solo gioielli, orologi, soprammobili e oggetti di questo tipo in oro.
Quelli in possesso di una particolare qualifica (si tratta quindi dei compro oro più seri e specializzati) accettano anche altri beni come:
- Lingotti
- Diamanti e pietre preziose
- Monete e gettoni.
Alcuni sì, ma non tutti. Se si ha intenzione di vendere oggetti realizzati in argento e/o platino, è quindi necessario verificare che il negozio tratti anche questi metalli, oltre all’oro.
Una volta che ha deciso di vendere, il cliente viene pagato subito. In contanti se l’importo è inferiore ai 1000 euro, con bonifico o assegno se si supera questa cifra (come previsto dalla legge).
No, il pagamento non è soggetto a tasse: il guadagno ricavato non deve quindi essere riportato nella dichiarazione dei redditi.
No, si può vendere oro solo se si è maggiorenni. Anche per questo motivo il negoziante chiede al cliente un documento, nel momento in cui deve registrare la transazione.
Sono necessari la carta di identità (o un altro documento di riconoscimento) e il codice fiscale.
Sì, si può tranquillamente entrare in un compro oro solo per chiedere quanto possono valere i beni in proprio possesso, senza che questo comporti il doverli vendere. La valutazione non vincola in nessun modo alla vendita.
Sì, nella maggior parte dei compro oro la valutazione è completamente gratuita. Nel caso in cui non lo fosse, il negoziante è tenuto a segnalarlo chiaramente – oralmente o meglio ancora esponendo il prezzo nel negozio – al cliente. Sarebbe infatti molto scorretto informarlo del fatto che va pagata solo a valutazione già avvenuta.
Sì, il negoziante è tenuto per legge a rilasciarla al cliente. Se non dovesse farlo, bisogna chiederglielo. Nella ricevuta deve indicare i dati del negozio, quelli del cliente, il peso dei beni e la somma finale pagata.
No, per sicurezza è sempre meglio conservarla perché attesta da dove provengono i soldi ricevuti.
I dati richiesti e riportati nell’apposito modulo restano nei registri del compro oro, a disposizione delle autorità per eventuali controlli. Questo è l’unico scopo per cui vengono richiesti e utilizzati i dati del cliente.
La gran parte dei compro oro rivende l’oro acquistato dai clienti ai banco metalli. Questi si occupano di fondere l’oro e di renderlo puro. Una parte di questo oro puro viene quindi trasformato in lingotti o monete (si tratta dell’oro destinato agli investimenti), un’altra viene invece nuovamente venduta ad aziende orafe che si occupano di creare nuovi gioielli e quindi di venderli.
Se non sono già passati 10 giorni, sì. Ogni compro oro infatti è obbligato a rispettare il cosiddetto periodo di fermo di 10 giorni, durante il quale i beni venduti dal cliente restano nel negozio: in questo lasso di tempo il cliente ha quindi il diritto di tornare e riprendersi i suoi beni (restituendo naturalmente anche i soldi). Il periodo di fermo serve anche a permettere ad eventuali controlli di verificare che la vendita è avvenuta nel rispetto di tutte le procedure previste. Una volta passati questi dieci giorni, però, i beni sono persi per sempre.
Il valore dell’oro deriva dalle sue particolari qualità, che lo rendono perfetto per i gioielli: è malleabile, duttile e si lavora facilmente, ma nello stesso tempo è resistente e dura nel tempo. Inoltre è un ottimo conduttore di calore e di energia elettrica: per questo può essere usato anche nel settore militare e industriale. Inoltre è un metallo piuttosto raro ed è anche complicato da estrarre: queste caratteristiche ne fanno aumentare ulteriormente il valore.
Fondamentalmente l’oro viene valutato tenendo conto di due parametri:
- La quotazione presente in quel momento nel mercato finanziario mondiale (la cosiddetta “fixing”): si tratta di una quotazione che oscilla continuamente e che quindi viene presa dai compro oro come valore indicativo. A determinarla è quello che viene comunemente chiamato “triangolo d’oro”, ovvero le borse di New York, Zurigo e Londra
- Purezza dell’oro: l’oro di maggior valore è naturalmente quello completamente puro, cioè che non è stato fuso con altri metalli leganti (come ferro, argento, rame, nichel, cobalto). Nell’oro non puro questi metalli possono essere presenti in percentuali diverse.
Attraverso una specifica unità di misura che indica la percentuale di oro puro presente: si tratta dei carati (kt), che vanno da 0 a 24. Un valore più alto sta ad indicare una maggiore purezza: di conseguenza, l’oro 24 carati è quello più puro, avendo un contenuto di oro puro pari a 999,9 millesimi.
In Italia, l’oro più diffuso nei gioielli è quello 18 carati: quando su un gioiello si trova incisa la scritta “750”, significa proprio che si tratta di oro 18 carati. La cifra 750 fa riferimento alla percentuale di oro puro contenuto, che è appunto di 750 millesimi (quindi 750 parti di oro su 1000). Se invece si trova il marchio “585”, significa che i carati sono 14. La cifra “333” sta ad indicare che l’oro è 9 carati.
L’oro viene legato con altri metalli per aumentarne la resistenza. Sono diversi i metalli fra cui scegliere per creare la lega: quelli che si prestano maggiormente sono nichel, rame, cobalto, ferro, argento, palladio. Il colore finale dell’oro è determinato proprio dal materiale legante che viene scelto: ad esempio, il palladio conferirà all’oro delle sfumature chiare e biancastre, il rame invece delle sfumature rossicce.
Non appena i compro oro hanno iniziato a diffondersi a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale, era più facile imbattersi in operatori disonesti che, oltre a truffare le persone quando ne vedevano la possibilità, si dedicavano ad attività illecite come il riciclo di beni rubati.
Oggi i controlli si sono intensificati, le leggi si sono fatte più severe e quindi è un po’ più difficile imbattersi in compro oro inaffidabili. Ma purtroppo è ancora possibile. Svalutazione di beni di grande valore, bilance truccate, etc. sono stratagemmi che possono essere messi in atto per ingannare i clienti meno esperti e più bisognosi di soldi. Capita anche alcuni compro oro, avendo un giro insufficiente di clienti, per guadagnare di più cerchino di ottimizzare in ogni modo il profitto da quei pochi clienti che hanno.
Diversi compro oro utilizzano le bilance elettroniche: si tratta di bilance digitali di ultima generazione molto facili da utilizzare e in genere anche molto precise. Esiste anche un altro tipo di bilancia, più sorpassato: si tratta di quella classica meccanica dotata di ago, pesetti e due piattini. Questi vecchi modelli vengono ancora utilizzati in alcuni compro oro.
Sì, ma dipende dal tipo di bilancia utilizzato. Le bilance digitali sono più difficili da truccare perché sono come veri e propri computer, dotate di software che rilevano in modo preciso il peso e non lasciano molti margini all’intervento umano per falsarlo a danno del cliente. Inoltre il valore compare su un visore esterno che anche il cliente può vedere chiaramente.
Con le vecchie bilance meccaniche, invece, è più facile per il negoziante mettere in atto piccoli stratagemmi che riescono a far risultare un peso inferiore rispetto a quello reale. Ad esempio: non tarare bene l’ago sullo 0, disporre la bilancia su un ripiano di appoggio leggermente inclinato, sostituire i pesetti.
Sì, per accorgersi subito se il peso rilevato dal negoziante si discosta eccessivamente da quello reale, è consigliabile pesarli a casa da soli. Basta disporre di un bilancino digitale. In sua mancanza si può anche chiedere ad un gioielliere di cui ci si fida di occuparsi del peso dei beni.
Non è così difficile come si potrebbe credere. Bisogna seguire questi passaggi:
- Verificare la caratura del gioiello: come abbiamo visto, il valore dev’essere riportato sul gioiello stesso, basta controllare
- Pesare il gioiello
- Moltiplicare il peso in grammi per il valore della caratura: così si ricava la quantità complessiva di oro puro contenuta nel gioiello
- Moltiplicare il valore che indica il contenuto di oro puro per il valore della quotazione: si otterrà il valore reale del gioiello.
Sì, in rete è possibile trovare alcuni software che permettono di calcolare il valore del bene in base alla quotazione vigente in quel momento. Basta inserire i dati corretti relativi al peso e alla caratura.
Questo tipo di verifica si può fare sia on line che sui quotidiani di finanza ed economia.
No, non c’è alcuna differenza. Il meccanismo è lo stesso. Quando si parla di oro usato, però, si intende in genere oro legato con altri metalli, quindi con una caratura inferiore ai 24 kt (che come abbiamo visto è quella dell’oro puro). Di conseguenza, per conoscere il valore dell’oro usato bisogna prima capire quanto oro puro contiene.
Perché è in questo modo che il compro oro ricava il suo guadagno: si tratta pur sempre di un negozio che deve ottenere il suo profitto. E lo ottiene proprio dalla differenza fra la sua valutazione e la quotazione di borsa.
No, ogni compro oro ha il proprio listino visto che le quotazioni dell’oro del momento vengono prese solo come riferimento e non come dato assoluto a cui attenersi. Di conseguenza, fra un compro oro e l’altro può esserci una differenza anche del 30%. Pertanto è consigliabile non fermarsi al primo negozio, ma girarne diversi per valutare le varie quotazioni.
In nessun caso, a meno che non si tratti di oro con pietre o diamanti preziosi. Ma in caso di oro semplice, non può mai succedere che venga offerta una valutazione superiore. E nemmeno pari. Se ciò accade, si tratta semplicemente di una truffa: alla resa dei conti il negoziante non potrà mai pagare quello che ha promesso.
Impossibile saperlo con precisione. Gli elementi che concorrono ad influenzare e determinare la quotazione dell’oro sono tanti, diversi e cambiano sempre. Eccone solo alcuni: le dinamiche geopolitiche e le guerre, le crisi e le riprese dell’economia, l’inflazione, il potere delle banche, il valore del petrolio, la Borsa Valori, etc.
Pietre e diamanti devono essere considerati e pesati separatamente dall’oro.
Si tratta di due servizi ben diversi. Con i compro oro infatti si vendono definitivamente i propri beni e, a meno che non si abbia un ripensamento entro 10 giorni dalla vendita, non si potrà più rientrarne in possesso.
Con il banco dei pegni, invece, il cliente porta i propri beni (gioielli, orologi d’oro, etc.) semplicemente per impegnarli. Il valore del bene viene valutato dall’operatore e in base a questo valore viene data al cliente una certa somma di denaro. Il bene resta al banco dei pegni, ma solo fino a quando il cliente non riuscirà a riscattarlo, ovvero a restituire la somma concessa, sulla quale vanno calcolati anche gli interessi. Solo se il cliente non riesce a restituire i soldi entro un certo lasso di tempo, il bene viene perso definitivamente: verrà messo all’asta e il banco dei pegni avrà il guadagno della vendita. In ogni caso, i banchi dei pegni cercano sempre di venire incontro il più possibile ai clienti in difficoltà concedendo delle proroghe.
Quando si ha bisogno di soldi, il banco dei pegni può essere una soluzione più valida del compro oro se si possiedono beni preziosi dai quali però non ci si vuole separare in maniera definitiva (ad esempio perché hanno un grande valore affettivo). Il banco dei pegni dà la possibilità di sfruttare il valore di questi beni e di tornarne in possesso, una volta restituiti i soldi.
Se invece si punta ad ottenere più soldi possibili e non è un problema perdere del tutto i propri beni, allora il compro oro è la soluzione migliore: anche perché in genere i compro oro fanno offerte più alte rispetto ad un banco dei pegni.
Il banco dei pegni infatti tende a concedere prestiti corrispondenti solo ad una parte del valore del bene (e tutto considerato è meglio che sia così perché ottenere meno soldi significa anche doverne restituire meno, con meno interessi).
La permuta dell’oro è una particolare forma di scambio praticata in alcuni compro oro: consiste nel “barattare” i propri gioielli con altri. Si vendono i propri per averne degli altri in cambio, invece dei soldi.
Gli operatori professionali in oro sono una tipologia di compro oro particolarmente qualificata e specializzata. Sono molto meno numerosi dei semplici compro, anche perché ottenere la licenza è più difficile: gli standard da rispettare sono più rigidi.
A differenza dei semplici compro oro, infatti, gli operatori professionali in oro sono autorizzati a trattare anche beni di valore più alto dei semplici gioielli usati, come lingotti, monete o anche scarti in oro derivanti dalle produzione industriale (quelli che vengono comunemente chiamati “rottami d’oro”).
Sono delle fonderie che si occupano di acquistare all’ingrosso oro e altri metalli dai compro oro o da altri negozianti (aziende orafe, gioiellerie, etc.). Si tratta di esercizi commerciali che hanno ottenuto la qualifica di operatore professionale in oro e sono autorizzati da Banca Italia.
No, per investimenti di questo tipo bisogna rivolgersi ad un operatore professionale in oro od un Banco Metalli. Un semplice compro oro non è autorizzato a fare operazioni di questo genere.
Senza dubbio è molto meglio portarli da un operatore professionale in oro: per offrire una valutazione del valore di pietre preziose sono decisamente più competenti e preparati di un compro oro.
A volte le persone disoneste riescono a camuffarsi bene, ma fortunatamente ci sono diversi modi per mettere alla prova l’onestà e l’affidabilità di un compro oro:
- Verificare se i tariffari sono esposti e se sono chiari e dettagliati: un negoziante che non ha nulla da nascondere espone il suo listino delle quotazioni in maniera trasparente e il più possibile comprensibile per i clienti
- Girare diversi negozi per confrontare le varie valutazioni: anche se una certa variabilità nelle quotazioni fra un’attività e l’altra è fisiologica, deve trattarsi di una differenza non esagerata. Ecco perché è importante mettere a confronto le offerte fatte dai vari compro oro: serve ad avere un riscontro oggettivo sulla loro affidabilità
- Fare attenzione alla bilancia: questo strumento di lavoro del compro oro dev’essere ben visibile al cliente perché purtroppo non sono così rari i casi di clienti raggirati attraverso l’utilizzo di bilance truccate in vari modi. Se la bilancia è digitale, quindi, il visore dev’essere ben visibile. Ma anche una bilancia meccanica dev’essere disposta in modo tale che il cliente possa vederla chiaramente
- Parlare il più possibile con il negoziante, facendogli tante domande: un compro oro onesto e affidabile si riconosce anche da come si rapporta con i clienti, da come risponde alle loro domande e chiarisce i loro dubbi. Un negoziante serio farà capire tutto al cliente spiegandosi in modo semplice e preciso, ma anche con competenza e approfondimento (quando necessario)
- Puntare sui compro oro più qualificati: gli operatori professionali in oro specializzati nella compravendita di altri beni oltre ai gioielli usati offrono sicuramente maggiori garanzie in termini di affidabilità e competenza rispetto ad un semplice compro oro. Se nei dintorni è presente un’attività di questo tipo, è sempre meglio preferirla al semplice compro oro sotto casa.
Alcuni atteggiamenti messi in atto dai titolari di determinati compro oro non devono essere sottovalutati dal cliente perché sono chiari segni di mancanza di onestà da parte del compro oro. Meglio quindi evitare di vendere i propri beni da un negoziante che mostra anche solo uno di questi comportamenti:
- Non rilascia la ricevuta e/o non registra la transazione nell’apposito registro: se il compro oro non rispetta le leggi da seguire durante lo svolgimento dell’attività, è molto probabile che non si faccia scrupoli a truffare il cliente
- Offre una quotazione eccessivamente alta e allettante: bisogna diffidare dei compro oro che mostrano dei tariffari particolarmente alti (molto più alti di quelli che si trovano in media negli altri negozi)
- Risponde alle domande del cliente in modo poco preciso, dicendo che si tratta di meccanismi troppo difficili da spiegare: quasi sempre quando il negoziante non si spiega bene, non significa che l’argomento in questione sia troppo complicato, ma solo che non vuole spiegarsi perché deve nascondere qualcosa.
In casi di questo genere è sempre meglio tornare al negozio e farsi restituire i gioielli, restituendo i soldi e annullando così la compravendita. Il periodo di fermo di 10 giorni serve anche a questo: se si ha l’impressione che non tutto si sia svolto nel migliore dei modi meglio non indugiare e correre subito ai ripari. Riprendendo i propri beni sarà possibile scegliere un altro compro oro che ispiri maggiore fiducia.
Certo, controllare eventuali commenti lasciati online da chi ha già avuto un’esperienza con un determinato compro oro è sempre utile per farsi almeno un’idea della sua onestà: nessuno può esprimere un giudizio più attendibile di chi ha testato il servizio in prima persona.
L’ideale sarebbe controllare se il compro oro ha un blog, perché è lì che si trovano in genere i contenuti più seri e veritieri (quelli sul sito servono soprattutto ad esaltare la qualità del servizio a prescindere dalla sua reale qualità, per attirare più clienti possibile).
La Banca d’Italia redige una lista di tutti gli operatori professionali in oro e dei Banco Metalli autorizzati presenti sul territorio nazionale. Per avere informazioni di questo tipo è possibile consultare l’apposita sezione del sito della Banca d’Italia.
Questa è una situazione che si verifica piuttosto di frequente. Diversi compro oro infatti espongono prezzi al grammo molto vantaggiosi, ma al momento di determinare il prezzo netto non mantengono quanto promesso perché dalla cifra che il cliente si aspetta sono scalate spese e commissioni varie. Che cosa insegna questo? Che non bisognerebbe mai fissarsi sul prezzo al grammo, né chiederlo al negoziante quando si entra in un compro oro: piuttosto, bisogna chiedere quale sarà la cifra finale pagata netta.
No, per aprire un compro oro la burocrazia non è molto lunga, né complicata. In prima battuta è necessario ottenere la licenza dalla Questura della città di residenza e, come per qualsiasi altra azienda, aprire la partita Iva all’Agenzia delle Entrate ed effettuare l’iscrizione al Registro delle Imprese. Bisogna quindi formalizzare l’inizio dell’attività presentando l’apposita denuncia allo Sportello Unico delle Attività Produttive del Comune in cui sarà aperto il compro oro.
Per effettuare tutte queste operazioni burocratiche è consigliabile rivolgersi ad un commercialista: sia per evitare di sbagliare, sia per velocizzare tutte le procedure.
No, aprire un compro oro non comporta costi esagerati. In linea di massima bisogna mettere in conto un investimento iniziale di circa 20.000 euro (l’investimento preciso dipende naturalmente dalla situazione specifica). Occorre affittare un locale di almeno 20 metri quadrati che sia a norma dal punto di vista della sicurezza. Per una maggiore sicurezza nello svolgimento dell’attività è bene dotare il negozio di vetri antisfondamento e di un buon allarme antifurto. Per quanto riguarda gli strumenti di lavoro, bisognerà acquistare la bilancia di precisione, degli espositori e il kit per verificare l’autenticità dell’oro.
In sostanza tutti gli esercizi commerciali che si occupano di compravendita dell’oro sono tenuti a rispettare due regole fondamentali:
- Registrare accuratamente ogni transazione, anche per quantitativi di oro minimi: nell’apposito registro di Pubblica Sicurezza vanno compilate delle schede in cui si riportano i dati del cliente, una descrizione il più precisa possibile dei beni acquistati dal negozio (con il loro peso e altre caratteristiche salienti), la cifra finale pagata al cliente e la modalità di pagamento
- Tenere i beni venduti fermi nel negozio per 10 giorni, senza venderli.
Certo, sono previste sanzioni pecuniarie per i negozianti che acquistano oro senza seguire le norme previste.
Serve a svolgere la propria attività in completa trasparenza e sicurezza, perché costituisce la garanzia (sia per il titolare del negozio che per chi vende) che tutto si è svolto secondo le regole, che non si tratta di beni rubati e che non sono stati commessi reati come l’usura o il riciclaggio di merci rubate.
Da sempre l’oro puro (o quasi puro) viene considerato un ottimo investimento perché ha un valore che non si abbassa praticamente mai con il passare del tempo (semmai, in determinate condizioni favorevoli, può solo alzarsi). Di conseguenza la possibilità di guadagno è piuttosto sicura e in ogni caso supera il rischio di perdita. Per questo motivo chi ha qualche risparmio da parte spesso decide di investire nell’oro.
Fondamentalmente le possibilità sono due:
- Investire in oro fisico: ovvero, in lingotti e/o monete da investimento. A differenza di quanto si potrebbe credere, investire in oro fisico non significa investire sui gioielli, ma solo su lingotti e monete (lo dice la legge). Questa possibilità di investimento mette al riparo dal rischio di eventuali crolli finanziari
- Investire in oro finanziario: si tratta degli investimenti che vengono fatti comprando azioni di aziende collegate all’oro (come le società che si occupano di estrazione aurifera).
I gioielli non vengono considerati oro fisico da investimento perché per realizzarli vanno considerati anche spese aggiuntive come quelle necessarie alla lavorazione, alla pubblicità e al trasporto. Il loro costo, quindi, non dipende solo dal valore dell’oro. Di conseguenza, investire su un prodotto che ha queste caratteristiche non offre molti vantaggi in termini di guadagno finale.
Sì, a seguito della liberalizzazione del mercato dell’oro, anche i privati possono trattare la compravendita di lingotti e monete d’oro.
Bisogna considerare diversi fattori: anzitutto la propria disponibilità di investimento iniziale, ma anche quanto tempo si vuole aspettare prima di vendere, quali margini di rischio si accettano, quali sono gli obiettivi principali del proprio investimento.
In ogni caso, soprattutto se si è alle prime armi, è consigliabile procedere per gradi cominciando con l’acquisto di minime quantità d’oro: ad esempio, all’inizio si può optare per l’acquisto di qualche rottame d’oro (si tratta di scarti della produzione industriale o di piccole parti di gioielli).
L’oro fisico si può acquistare da una banca oppure da un operatore professionale in oro autorizzato, ovvero iscritto al Banco Metalli della Banca d’Italia. Nel caso ci si rivolga ad un operatore professionale in oro e non ad una banca, è molto importante controllare che abbia l’autorizzazione: in altre parole deve avere l’apposito codice che solo la Banca d’Italia può rilasciare.
Teoricamente esiste questa possibilità perché alcuni operatori professionali vendono oro sul web. Ma all’atto pratico sono poche le persone che decidono di percorrere questa strada: in molti non si fidano di fare un investimento così delicato in rete. Anche perché le modalità sono praticamente le stesse di qualsiasi altro genere di vendita e bisogna pagare in anticipo. Se si hanno dubbi sull’affidabilità dell’operatore e non si ha la certezza assoluta che si tratti di un venditore autorizzato, è molto meglio lasciare perdere e preferire un canale di investimento più tradizionale e più sicuro.