Indice dei contenuti
- 1 Non è tutto oro, quello che riluce
- 2 Uno specchietto per le allodole
- 3 La realtà della permuta oro
- 4 Cosa occorre fare per evitare l’inganno?
- 5 C’è gioielleria e gioielleria
- 6 Conclusioni
Non è raro il caso in cui si arriva alla risoluzione di vendere l’oro di famiglia, magari per sopravvenute difficoltà economiche. Una consuetudine che in Italia è diventata quasi una regola dopo la difficile situazione sociale determinata dalla crisi economica seguita allo scoppio della bolla dei mutui Subprime. La quale si è andata a sommare ad una dinamica negativa per quanto riguarda il valore d’acquisto di stipendi e pensioni in atto ormai da svariati decenni.
In alcuni casi, però, questa risoluzione è dovuta al fatto che si posseggono vecchi oggetti in questo metallo prezioso la cui fattura è troppo antiquata e inadatta al gusto moderno e li si vuole magari scambiare con preziosi caratterizzati da un taglio più attuale. In questa seconda ipotesi, l’idea di molti è approfittare delle occasioni di alcune oreficerie, le quali promettono di valutare il vecchio oro a prezzi estremamente convenienti e di scambiarlo con metallo prezioso nuovo.
La permuta di oro, però, secondo gli esperti non è assolutamente conveniente come spacciato dai gioiellieri che la reclamizzano. Andiamo a vedere i motivi che la sconsigliano del tutto o i quali devono spingere a valutare la questione con il massimo discernimento. In caso contrario la truffa è dietro l’angolo.
Non è tutto oro, quello che riluce
Permutare il proprio oro per averne in cambio di nuovo: conviene davvero? La domanda è del tutto logica, considerato il valore che questo metallo, da sempre considerato un bene rifugio, continua a detenere, nonostante alcuni periodi di appannamento.
Una domanda secca, la quale però esige una risposta estremamente articolata. Il punto dal quale partire è proprio quello relativo all’offerta generosa delle gioiellerie che propongono una formula di questo genere. Basta in effetti leggere i cartelloni messi in bella evidenza per pubblicizzarla, per immaginare un vero affare. La proposta è infatti di una determinata cifra in caso di acquisto dell’oro usato, che diventa però ben oltre il doppio nel caso si opti per un gioiello nuovo al posto del contante.
Oltre il 200% del prezzo reale è in effetti una proposta assolutamente straordinaria. Tale da invogliare i potenziali clienti a rinunciare all’idea di avere subito denaro sonante in mano in favore di un gioiello in oro che poi si potrà comunque rivendere ad un prezzo molto maggiore. La realtà, però, non è esattamente questa.
Uno specchietto per le allodole
Il cartellone pubblicitario di cui abbiamo parlato, in realtà, è nulla più che un vero e proprio specchietto per le allodole. Basterebbe in effetti vedere le clausole reali dell’operazione prospettata, poste in basso con caratteri estremamente difficili da decifrare anche per chi gode di una vista perfetta, per rendersene conto.
Tra di esse, spiccano in particolare:
- il quantitativo di oro richiesto per abilitare l’operazione è mediamente attestato sui 200 grammi. Per capire meglio basterà ricordare che solitamente i clienti che si presentano in queste gioiellerie per vendere il proprio oro dispongono di una media di 25 grammi di oro;
- per abilitare transazioni di questo genere, gli orefici richiedono esclusivamente oro di marca, ovvero prodotto da aziende famose del settore;
- il prezzo dell’oro muta svariate volte nel corso di una giornata e quello che dovrebbe essere applicato non è quello indicato sul tabellone, bensì il prezzo ufficiale stabilito dai mercati. In questo caso dalla sezione della Borsa di Londra appositamente dedicata all’oro;
- il prezzo indicato è quello reale, mentre ad essere applicato è quello della cosiddetta quotazione 750. Quindi i gioielli sono quotati al 75%, trattandosi di metallo oggetto di lavorazione.
Come si può facilmente capire, proprio le condizioni prospettate vanno a mutare in maniera radicale il discorso sulla convenienza della permuta. Spingendo di conseguenza non pochi osservatori a bollarla alla stregua di un vero e proprio raggiro a danno dei clienti più ingenui.
La realtà della permuta oro
Le gioiellerie non sono enti di beneficenza. Come chiunque si impegna in una impresa commerciale per restare aperte devono fare buoni affari. Acquistare oro vecchio ad una quotazione altissima dando in cambio gioielli nuovi ad uno più basso sarebbe l’anticamera del fallimento.
Ne consegue che la realtà della permuta di oro è molto diversa da quella vagheggiata dal suddetto cartellone. Ovvero:
- il prezzo del gioiello che viene concesso in cambio del proprio oro è altissimo;
- la permuta è possibile solo nel caso si vengano a realizzare condizioni di partenza che sono vantaggiose esclusivamente per il negozio;
- la valutazione dell’oro in questo caso è molto più basso di quello che viene accordato dai compro oro qualificati.
La motivazione alla base di questa transazione è che si riceve metallo prezioso nuovo al posto di quello vecchio. Ma è realmente così? Non è detto, in quanto il gioiello ricevuto in cambio potrebbe essere a sua volta usato. Occorre infatti ricordare che la gioielleria che propone l’operazione commercia in continuazione oggetti vecchi, magari in ottimo stato di conservazione.
Cosa occorre fare per evitare l’inganno?
Arrivati a questo punto, ci si dovrebbe essere ormai convinti che la permuta del proprio oro non è un buon affare.
Una volta che abbiamo dato il suo vero nome alla permuta dell’oro, non resta quindi che cercare di capire quale possa essere il modo migliore per non essere vittima di una truffa, ma di riuscire a rendere il tutto un reale affare.
Il modo migliore di farlo, consiste in questo modus operandi, forse più complicato, anche in termini di tempo necessario, ma sicuramente più redditizio:
- prendere il proprio gioiello e recarsi presso un compro oro affidabile. Per tale si intende quello che valuta il gioiello in base alla quotazione reale dell’oro al momento della sua vendita;
- farselo pesare e convertirlo in un corrispettivo in denaro contante;
- recarsi presso una gioielleria seria e pagare con la cifra raggranellata un nuovo gioiello, magari aggiungendoci qualcosa.
C’è gioielleria e gioielleria
Perché abbiamo detto che occorre recarsi in una gioielleria seria? Il motivo è da ricercare nel fatto che molte di esse, negli anni passati, hanno deciso di trasformarsi in modo da opporsi all’offensiva dei compro oro. Per farlo hanno scelto una formula ibrida, a metà tra la gioielleria tradizionale e il compro oro.
Una strada non praticabile però dalle gioiellerie più note, le quali hanno da difendere una reputazione conquistata nel corso di una storia a volta lunga decenni. E che non possono permettersi di svenderla abbracciando una pratica così poco trasparente come quella rappresentata dalla permuta di oro.
Proprio questi esercizi dovrebbero essere consultati nel caso si sia arrivati alla risoluzione di alienare una parte dell’oro di famiglia, per averne in cambio contanti in grado di sgravare il bilancio domestico oppure gioielli caratterizzati da un gusto meno antiquato. Non farlo può tramutarsi in una perdita non proprio trascurabile. Ovvero il contrario di quanto ci si proponeva all’inizio.
Conclusioni
Quando si parla di permuta dell’oro si rischia di entrare in un vero e proprio terreno minato. Quella che viene presentata come una transazione conveniente, infatti, all’atto pratico lo è solo ed esclusivamente per chi la propone. A renderla tale sono proprio le pratiche opache attuate da questo genere di gioiellerie, le quali provvedono a confezionare un pacchetto all’apparenza irresistibile. Nel quale si prospettano condizioni incredibili (e irrealizzabili) di acquisto dell’oro usato, in cambio di metallo presentato come nuovo, ma che troppo spesso non è tale.
In pratica le cifre fuori mercato vagheggiate diventano molto più contenute per la pratica impossibilità di rispettare le reali condizioni della transazione. Mentre di converso i preziosi che vengono dati in cambio vedono la loro quotazione schizzare alle stelle. Alla fine della giostra, il cliente avrà così dato un determinato quantitativo di oro per averne in cambio uno analogo, ma avendoci aggiunto un salato sovrapprezzo tale da inficiare qualsiasi convenienza dell’operazione.
Una pratica truffaldina o quasi, per evitare la quale occorre rivolgersi ad operatori seri, tagliando fuori quelli che non lo sono. Facendosi valutare al prezzo corrente il proprio oro per poi reinvestire il ricavato magari presso una seconda gioielleria. Anche in questo caso avendo cura di scremare in partenza i punti vendita dotati di reputazione cristallina da quelli che non la possono vantare.